Ugo Morelli Professore di Scienze cognitive applicate alla vivibilità, al paesaggio e all’ambiente presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Come pensiamo l’ambiente che ci circonda? Secondo quali criteri culturali lo elaboriamo fino a trasformarlo in paesaggio? Traduciamo i luoghi in paesaggi per pensarli meglio, perché sono i nostri spazi di vita ed è attraverso i paesaggi che immaginiamo e viviamo, che ci connettiamo all’ambiente in un modo o in un altro. Proprio per questo oggi è per noi salvifico e indispensabile riconoscere di “essere natura”. Il paesaggio è come la lingua madre: non possiamo non impararla, perché è grazie a questa lingua, che possiamo vivere l’esperienza estetica del paesaggio. I paesaggi della nostra vita, la loro vivibilità per noi e il sistema vivente sono nelle nostre mani e nella nostra responsabilità. Dobbiamo averne cura.
Lezione di Ugo Morelli.
In collaborazione con il festival “Dialoghi di Pistoia”.
Medico Chirurgo: Medicina di comunità, Medico di Medicina Generale, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Pediatra di libera scelta, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore professionale
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
Infermiere, Infermiere Pediatrico
Assistente Sanitario
Guido Giovanardi Ricercatore in Psicologia Dinamica presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute, Sapienza Università di Roma.
Vittorio Lingiardi Professore Ordinario di Psicologia Dinamica presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma.
Marianna Liotti Dottoranda in Psicologia Dinamica e Clinica, Sapienza Università di Roma.
Gabriele Lo Buglio Dottorando e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute, Sapienza Università di Roma.
Nancy McWilliams Psicologa clinica e psicoanalista, docente della Rutgers University (New Jersey, USA), autrice di testi psicoanalitici fondamentali e curatrice della seconda edizione del PDM (Manuale Diagnostico Psicodinamico). È stata presidente della Divisione di Psicoanalisi dell’American Psychological Association (APA).
Marta Mirabella Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute, Sapienza Università di Roma.
Laura Muzi Ricercatrice in Psicologia Clinica presso il Dipartimento di filosofia, scienze sociali, umane e della formazione, Università degli Studi di Perugia.
Vittorio Lingiardi Professore Ordinario di Psicologia Dinamica presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute, Facoltà di Medicina e Psicologia, Sapienza Università di Roma.
Nel suo ultimo libro “La supervisione. Teoria e pratica psicoanalitiche”, appena tradotto e pubblicato in Italia da Raffaello Cortina, Nancy McWilliams condensa la saggezza di una carriera consacrata all’attività clinica, alla scrittura saggistica, all’insegnamento e alla supervisione. Il testo, pensato e scritto per i clinici di ogni formazione e disciplina, ci introduce alla supervisione individuale e di gruppo, alla formazione in psicoanalisi e alle sue complesse problematiche etiche. Tenendo vivo il dialogo tra saggezza clinica e dati di ricerca, McWilliams approfondisce le dinamiche personali, le forme di diversità e gli equilibri di potere che possono caratterizzare la relazione di supervisione, risorsa cruciale nel percorso di crescita del clinico.
La supervisione, che per Freud è un’attività “educativa”, secondo l’Autrice rappresenta un modello di formazione ambizioso e intimo, dotato di obiettivi che non si esauriscono nella trasmissione di specifiche tecniche. McWilliams sottolinea come il lavoro di supervisore, rispetto a quello di terapeuta, richieda capacità di giudizio ancora più raffinate e particolari maturità e consapevolezza. Dalle origini freudiane, la pratica della supervisione ha cambiato volto e si è confrontata con molte teorie e diversi contributi, per esempio, i concetti di “alleanza di apprendimento” e di “processo parallelo”.
Come sempre, Nancy McWilliams, refrattaria a posizioni rigide e polarizzate, espone le sue idee e il suo lavoro con ampio respiro, sensibilità e saggezza clinica, fornendo consigli ai clinici in formazione e ponendo l’accento sui vari compiti dei supervisori, per esempio seguire i clinici più giovani nella formulazione del caso e nella verifica degli obiettivi della terapia.
Questo webinar si propone di approfondire non solo alcuni elementi chiave della supervisione clinica, ma anche di fornire una visione allargata e interdisciplinare, perché, dice McWilliams, “se una supervisione è buona, lo è indipendentemente dall’orientamento teorico del supervisore, del terapeuta o dal setting”.
La caratteristica unica di questo webinar è la presenza di giovani psicologi clinici e psicologhe cliniche, psicoterapeuti e psicoterapeute, chiamati a rivolgere a Nancy McWilliams i loro quesiti sui temi della supervisione. Così come nel volume che ha ispirato questo incontro il tema del dialogo e del confronto è vitale, anche questo webinar si configura come una possibilità di esplorazione interattiva e di colloquio su tematiche fondamentali legate alla supervisione. Questo webinar interattivo rappresenta inoltre la possibilità di assistere alla presentazione, alle intuizioni e alle argomentazioni “in presa diretta” di una grande terapeuta esperta in supervisione. Vittorio Lingiardi introdurrà i lavori.
Introduzione di Vittorio Lingiardi
Intervento di Nancy McWilliams
Domande di Guido Giovanardi, Marianna Liotti, Gabriele Lo Buglio, Marta Mirabella, Laura Muzi a Nancy McWilliams
Cristina Cattaneo Professore Ordinario e direttrice di Labanof, Laboratorio di antropologia e odontologia forense presso l’Università degli Studi di Milano.
Piergiorgio Donatelli Professore ordinario di filosofia morale, dirige il Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma.
Lidia Ravera Scrittrice, giornalista, sceneggiatrice.
Patrizia Romito Professore associato di Psicologia sociale all’Università degli Studi di Trieste.
Vincenzo Trione Professore ordinario di Arte e media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano.
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, Professore Ordinario di Psicologia Dinamica, Sapienza Università di Roma, Presidente SPR-IAG (Italy Area Group).
Dal corpo non si scappa, il corpo è un tema trasversale e sempre contemporaneo. Nella sua presenza e ancor più nella sua assenza o nella distanza. Il corpo, che è uno solo, si moltiplica negli sguardi disciplinari e si ricompone nel loro incontro: è nel diritto e nella salute, nel linguaggio e nell’arte, nelle gender politics e nel fenomeno migratorio. È nell’esame del medico, obiettivo, istologico, radiografico. È nelle pratiche dello sport e nello studio dei neuroni specchio. È nell’esperienza della cura psichica, nella dimensione del trauma e nei disturbi del comportamento alimentare. Le neuroscienze, specialmente quando applicate all’indagine clinica, studiano le immagini e le rappresentazioni corporee, il concetto di embodiment, l’affective touch e le realtà immersive. Soprattutto per le generazioni più giovani, il corpo è sempre più un luogo della ricerca identitaria, soglia e limite tra interiorità e esteriorità. Un corpo da modificare anche radicalmente, da potenziare o esibire, su cui tracciare i segni di un dolore che non trova le parole. Un corpo che il diritto può riconoscere o disconoscere, a partire dalle vicende di libertà e relazione che in esso si incarnano. Il corpo è nelle tecnologie, nella moda dei tatuaggi e nelle sessualità. È nel tempo che passa. La pandemia Covid-19 ha messo una lente d’ingrandimento sui nostri corpi: la loro cura e la loro legislazione, il contatto e la distanza. Ascoltiamo i corpi e le loro storie: passate, presenti e future. (V.L.)
Cristina Cattaneo
Il corpo, la scienza e i diritti umani
Lontano dall’immagine falsata delle fiction TV, le scienze forensi operano per restituire identità e giustizia alle vittime delle violazioni dei diritti umani. Il corpo parla, vivo o morto che sia, offrendo indizi che diventano capitoli di un racconto biografico. Il corpo vivente, mappato, può raccontare maltrattamenti e violenze, soprattutto di soggetti fragili: bambini, donne, anziani. Anche dei migranti, che dal 2017, con l’introduzione del reato di tortura, possono contare sul “certificato di tortura” per le richieste di asilo. Il corpo morto, se anche solo un dente è rimasto, permette di ricostruire l’identità della vittima. Un diritto, quello all’identità, a tutela della dignità e del rispetto dei morti, come la Convenzione di Ginevra stabilisce. Perché dietro ai morti ci sono sempre i vivi, da sottrarre alla condanna della “perdita ambigua” per poter elaborare il lutto ed espletare le pratiche amministrative. Procedure che, attraverso la raccolta di dati ante e post mortem, dovrebbero diventare obbligatorie nei disastri delle migrazioni. A fronte dell’indifferenza delle istituzioni europee, la scienza forense ha dimostrato, dopo il naufragio del 2015 nel Mediterraneo, che a quel migliaio di morti si può restituire il nome e la biografia.
Piergiorgio Donatelli
Diritti del corpo: aborto, riproduzione, fine vita
La lezione tratta l’etica e la politica della vita umana, con al centro la sessualità e le questioni che si pongono all’inizio e alla fine della vita. Gli ultimi decenni, a partire dagli anni Sessanta e Settanta del Novecento, hanno registrato un cambiamento straordinario degli atteggiamenti e delle leggi, che si inserisce nelle più ampie lotte dei corpi: delle donne, dei neri, dei pazienti psichiatrici, per la liberazione sessuale. Il quadro antropologico è mutato radicalmente. L’idea che la vita umana sia una questione di soglie, tra non esserci ed essere nati, tra vivi e morti, tra maschi e femmine, è stata minata alle fondamenta con i progressi della conoscenza e della tecnologia che ci hanno fatto penetrare nel corso della vita, ed è stata messa da parte dalla nuova etica che ha insediato nel corpo la scelta e il progetto personale. Queste opposizioni costitutive si sono convertite in una gradualità di passaggi governati dal diritto e rimessi alla scelta e alla responsabilità individuali.
Lidia Ravera
Vecchiaie del corpo: casi letterari
Il corpo delle donne contiene il dispositivo che produce esseri umani, il dato la inchioda alle leggi di natura. Gli uomini sono liberi da questo servaggio. Invecchiano più sereni? Lo sguardo degli altri, che costringe le donne a essere sempre fresche e sempre fertili, oggetto di desiderio oppure madri, con gli uomini è più generoso. Ma non è sufficiente a liberarli dall’angoscia, come testimoniano alcuni grandi della letteratura. Per addomesticare il mostro, occorre una rivoluzione culturale. Bisogna liberarci dagli stereotipi, strapparli via dalla testa e dall’anima. Per la prima volta nella storia dell’umanità dopo la fine della vita attiva (cura dei figli, lavoro) abbiamo davanti trent’anni, non pochi mesi. Si muore più tardi, si vive più a lungo, ma questi tempi supplementari sono inutili, dolorosi, se non interveniamo sull’immaginario collettivo restituendo al terzo e al quarto tempo dell’esperienza umana la dignità che meritano. Se non riscopriamo la profonda bellezza di quegli anni di libertà.
Patrizia Romito
Di chi è il corpo delle donne? Molestie e violenze sessuali oggi
Le molestie sessuali sono un fenomeno variegato e complesso, così pervasivo da essere diventato quasi invisibile o, come affermato da una studiosa del tema, da costituire l’“ultimo grande segreto sotto gli occhi di tutti”. Benché chiunque possa esserne vittima o autore, la maggior parte di chi le subisce sono donne e la maggior parte di chi le compie sono uomini. Nella lezione verranno presentate alcune tipologie di molestie (che a volte si configurano come violenza sessuale) e le conseguenze sulla vita e la salute delle vittime. In conclusione, verranno delineate alcune strategie preventive per garantire a tutte e a tutti sicurezza, dignità e libertà.
Vincenzo Trione
Corpo d’arte
Dalla fisiognomica al Post-human. Da Leonardo a Barney passando per Bacon e Freud. Il discorso sulla rappresentazione del corpo in arte. Si tratta della “cosa più presente, più costante e più variabile che esista”, come scriveva Paul Valéry. È già tutto lì: un’inclinazione, un gesto, una sghembatura, una ferita, alcune movenze, certi istinti. I pensieri vengono dopo, simili a una mappa tardiva. Il corpo non come sinonimo di negatività (secondo la tradizione platonica), ma come linguaggio. Mezzo di comunicazione straordinariamente potente e inesauribile. Unica realtà in grado di smascherare la finzione dell’immaginario e di sottrarsi a ogni speculazione, dando voce a valori perturbanti confiscati dalla coscienza. Significato fluttuante, che confonde codici. Sistema polisemico, che abolisce la psicologia, sradicandola dalle sue radici metafisiche e idealistiche, costringendola a pensarsi contro se stessa. Spazio privo di ogni trascendenza, in cui abita il senso stesso dell’essere. Terra di frontiera. Soggetto, ma anche oggetto di un progresso inarrestabile. Luogo glorioso, ma anche materia flessibile, in divenire. Sudario mistico: da violentare, da martirizzare, da sottoporre a interminabili metamorfosi.
Il corpo, la scienza e i diritti umani. Lezione di Cristina Cattaneo
Diritti del corpo: aborto, riproduzione, fine vita. Lezione di Piergiorgio Donatelli
Vecchiaie del corpo: casi letterari. Lezione di Lidia Ravera
Di chi è il corpo delle donne? Molestie e violenze sessuali oggi. Lezione di Patrizia Romito
Corpo d’arte. Lezione di Vincenzo Trione
Medico Chirurgo: Medicina di comunità, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore professionale
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
Infermiere
Assistente Sanitario
Cristina Cattaneo è un’antropologa forense e medico legale; ha studiato biologia, antropologia e paleopatologia in Canada e Inghilterra, prima di specializzarsi in medicina legale a Milano. Attualmente dirige il Laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) dell’Istituto di medicina legale dell’Università degli Studi di Milano, dove è Professore Ordinario di Medicina Legale e delle Assicurazioni presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. È autrice di Morti senza nome (2005) e Turno di notte (2007), entrambi pubblicati da Mondadori.
Piergiorgio Donatelli è ordinario di Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e filosofia della Sapienza Università di Roma. Dirige la rivista «Iride. Filosofia e discussione pubblica» (Il Mulino). Il suo lavoro spazia dalla storia dell’etica all’etica teorica e alla filosofia contemporanea, dove ha esplorato i temi della soggettività e delle forme di vita. Ha proposto un’impostazione filosofica che rivisita la tradizione wittgensteiniana. È stato professore a contratto presso la Facoltà di Scienze politiche della LUISS Guido Carli e professore visitatore presso la University of Chicago e l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne. Ha tenuto lezioni e conferenze in molte università in Italia e all’estero.
Lidia Ravera è scrittrice, giornalista, sceneggiatrice. Ha pubblicato una trentina di romanzi. Il primo, Porci con le ali, risale al 1976, l’ultimo, Avanti, parla, è dell’anno scorso. La sua opera è una sorta di autobiografia collettiva della sua generazione che si snoda attraverso quattro decenni. Gli ultimi quattro romanzi raccontano la fatica di invecchiare per la generazione che ha inventato e enfatizzato la giovinezza (‘68 e dintorni): Piangi pure, Gli scaduti, Il terzo tempo, L’amore che dura, tutti editi da Bompiani. È stata per 5 anni, dal 2013 al 2018, assessore alla cultura e alle politiche giovanili della Regione Lazio. In libreria dal 14 febbraio un breve saggio dal titolo Age Pride, Einaudi.
Patrizia Romito è psicologa e docente all’Università di Trieste, dove ha introdotto gli insegnamenti sulla violenza contro le donne. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e di libri, tra cui Un silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori (Angeli, 2005/2017), tradotto in varie lingue; Violenze su donne e minori: una guida per chi lavora sul campo. Nuova edizione (con N.Folla e M.Melato, Carocci 2017); Le molestie sessuali: riconoscerle, combatterle, prevenirle (con M. Feresin, Carocci, 2019) e Pensare la violenza contro le donne. Una ricerca al tempo del Covid (con M. Pellegrini e M.J. Saurel-Cubizolles, Rosenberg & Sellier, 2021). È stata presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Trieste ed è tra le promotrici di UNIRE-Università in rete contro la violenza.
Vincenzo Trione è professore ordinario di Arte e media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, dove è Preside della Facoltà di Arti e turismo. È Presidente della Scuola dei beni e delle attività culturali. Collabora con il «Corriere della Sera». Ha curato mostre in musei italiani e stranieri e il Padiglione Italia della LVI Biennale di Venezia (2015). Direttore dell’Enciclopedia Treccani dell’Arte Contemporanea, è autore di monografie su Apollinaire, Soffici e de Chirico e dei seguenti volume: Effetto città. Arte cinema modernità (2014, Premio Roma, Premio-giuria Viareggio), Contro le mostre (con Tomaso Montanari, 2017), L’opera interminabile. Arte e XXI secolo (2019, Premio-giuria Viareggio) e Artivismo. Arte, politica, impegno (2022, Premio-giuria Viareggio).
Giorgia Fracca Psicoterapista libero professionista e membro ALIpsi – Associazione Lacaniana Italiana di psicoanalisi.
Giovanni Marrone Professore Ordinario di Filosofia e teoria dei linguaggi, Università di Palermo; Direttore del Centro internazionale di Scienze Semiotiche di Urbino.
Paolo Migone Psichiatra psicoterapeuta, condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane.
Valeria Parrella Scrittrice e giornalista pubblicista.
Laura Pigozzi Psicoanalista, saggista e insegnante di canto.
Andrea Tagliapietra Professore ordinario di Storia della filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
L’estro della scrittrice, le linee guida degli psicoanalisti, le analisi di un filosofo e di un semiologo orientano nell’approfondimento di un tema troppo discusso ma poco compreso qual è l’amore. La prospettiva storica di tutti gli interventi aiuta a capire come sia cambiato nel tempo il modo di raccontarlo e offre strumenti concreti per affrontarlo oggi.
Esiste una specificità dell’amore omosessuale?
Nel suo intervento Giorgia Fracca propone agli operatori linee guida per accogliere in terapia pazienti omosessuali, non binari e fluidi, insistendo sulla necessità di abbandonare il pregiudizio, retaggio di una società novecentesca fondata su una cultura eteronormativa e patriarcale. Utilizzare la terminologia corretta sarà il primo passo per l’incontro professionale con un individuo che potrà metterci in discussione. E ci apparirà come l’avanguardia di chi riconfigura la propria personalità in modo non patologico ma creativo, con una fluidità da intendersi anche come modalità di relazione nuova ed empatica, specchio dei cambiamenti del nostro tempo.
“Frammenti di un discorso amoroso” oggi
Gianfranco (Giovanni) Marrone propone una guida di lettura a Frammenti di un discorso amoroso, il best-seller di Roland Barthes uscito in Francia nel 1977. Un classico ormai, da generazioni di lettori molto letto, soprattutto molto regalato. Ma anche frainteso perché non si tratta di un libro sull’amore, bensì su un’espressione del conformismo contemporaneo. Certo si trattò di un testo che comprendeva il cambiamento in atto, oltre lo scalpore suscitato da un maître-à-penser che per la prima volta si occupava di sentimenti e quotidianità.
Amore tra attaccamento e sessualità
Paolo Migone affronta il tema dell’amore a partire da due istinti: l’attaccamento e la sessualità. Due pulsioni, due sistemi adattativi, separati e con scopi divergenti non sempre conciliabili, entrambi ricondotti inizialmente da Freud al concetto di libido. Ma tale lettura verrà successivamente contestata da altri autori, quali John Bowlby che ritiene l’attaccamento una motivazione autonoma e non derivata dalla libido. Ne consegue una riflessione in cui Migone analizza le diverse nature dell’attaccamento e della sessualità, due spinte che spesso si attivano per motivi antitetici, costituendo un problema per l’amore che le vorrebbe invece unite.
Raccontare Eros: dai classici ai giorni nostri
Con l’estro della scrittrice, Valeria Parrella percorre la letteratura, classica, moderna e contemporanea, alla ricerca delle rappresentazioni dell’eros, impropriamente tradotto come “amore” invece di “desiderio”. Attraverso citazioni da Apuleio, Ovidio, Virgilio, Dante, Boiardo, Calvino, Yourcenar, scopriamo come la figura mitologica di Eros sia sempre associata a un elemento naturale: dall’aria che ne rivela la leggerezza, al fuoco simbolo di passione. Comunque restituito, dagli scrittori di ogni tempo, nell’impossibilità di resistergli.
I giovani parlano ancora di amore?
I giovani hanno ancora interesse per l’amore? Se lo domanda Laura Pigozzi che nella sua esperienza clinica nota le vite psichiche congelate, senza sogni né progetti, delle giovani generazioni. Un’alessitimia, ovvero un’anestesia emotiva che mina i singoli e si specchia nel tessuto sociale. Il linguaggio amoroso afasico e il desiderio sessuale diviso tra frigidità e perversione restituiscono il disagio generazionale, così come quelle patologie di confine quali fibromialgie e dermatiti che compongono le nuove sindromi del corpo triste.
Legàmi
La sfera dell’amore è ripercorsa da Andrea Tagliapietra in una storia filosofica occidentale che dall’antichità arriva alla contemporaneità. Se l’amore è creatura recente, degli ultimi duecento anni, la nostra epoca incentra la comunicazione sociale sul desiderio, funzionale al consumismo capitalistico. Laddove il desiderio travolge l’individualità con temporalità fugace, l’intimità è invece un legame dalla serenità appagata e rispettosa, una convivenza sentimentale che, non necessitando di logos, può unirci anche a un animale.
Esiste una specificità dell’amore omosessuale? Lezione di Giorgia Fracca
Frammenti di un discorso amoroso oggi. Lezione di Giovanni Marrone
Amore tra attaccamento e sessualità. Lezione di Paolo Migone
Raccontare Eros: dai classici ai giorni nostri. Lezione di Valeria Parrella
I giovani parlano ancora di amore? Lezione di Laura Pigozzi
Legami. Lezione di Andrea Tagliapietra
Medico Chirurgo: Medico di comunità; Medico di Medicina Generale, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Pediatra, Pediatra di libera scelta, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore Professionale
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva
Terapista Occupazionale
Infermiere e Infermiere Pediatrico
Assistente Sanitario
Andrea Angelozzi attualmente in quiescenza, è stato direttore del DSM – Aulss 3 Serenissima della Regione Veneto
Daniel Kahneman professore emerito di Psicologia presso la Princeton University, premio Nobel per l’Economia
Paolo Migone psichiatra psicoterapeuta, condirettore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane
Vincenzo Villari direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale e della S.C. Psichiatria SPDC, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta
Il webinar sincrono proposto da Synapsis offre l’occasione unica di un incontro con Daniel Kahneman, lo psicologo vincitore del premio Nobel per l’economia «per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza».
Professore all’Università di Princeton, Kahneman è uno dei fondatori della finanza comportamentale. Le sue ricerche hanno permesso di applicare la ricerca scientifica all’ambito della psicologia cognitiva per la comprensione delle decisioni economiche. Dimostrando tramite esperimenti come i processi decisionali umani violino sistematicamente alcuni principi di razionalità, laddove le teorie microeconomiche assumono come razionale e finalizzato a una massimizzazione dell’utilità il comportamento degli agenti decisionali.
Due sono i volumi che riassumono il pensiero e le ricerche di Kahneman, spunti di discussione degli interventi che accompagnano la sua lectio.
In Pensieri lenti e veloci (2012) Kahneman ci guida all’’esplorazione della mente umana, caratterizzata da due processi di pensiero ben distinti: uno veloce e intuitivo (sistema 1), e uno più lento ma anche più logico e riflessivo (sistema 2). Se il primo presiede all’attività cognitiva automatica e involontaria, il secondo entra in azione quando dobbiamo svolgere compiti che richiedono concentrazione e autocontrollo. Efficiente e produttiva, questa organizzazione del pensiero ci consente di sviluppare raffinate competenze e abilità e di eseguire con relativa facilità operazioni complesse. Ma può anche essere fonte di errori sistematici (bias), quando l’intuizione si lascia suggestionare dagli stereotipi e la riflessione è troppo pigra per correggerla.
Due medici danno due diagnosi diverse allo stesso paziente sulla base degli stessi esami; due giudici assegnano pene diverse a colpevoli dello stesso reato; lo stesso manager prende una decisione diversa a seconda del momento della giornata. Non dovrebbe accadere, ma accade. In Rumore (2021) Kahneman, insieme a Olivier Sibony e Cass R. Sunstein, analizza questo difetto del funzionamento mentale e dimostra come ovunque si eserciti il giudizio umano – nella sanità pubblica come nelle aule di giustizia, nelle strategie aziendali come nelle decisioni quotidiane di tutti noi – si trovi il “rumore”, a sviare il ragionamento e causare errori. Un fenomeno onnipresente, finora largamente ignorato: conoscerlo significa riconoscere e controllare l’influenza che il rumore esercita su tutte le decisioni, previsioni e valutazioni.
Gli interventi di Paolo Migone, Andrea Angelozzi, Vincenzo Villari si propongono di focalizzare su medicina e psichiatria il difetto degli errori nella previsione e nella diagnosi.
27 giugno 2023, ore 17.00, in modalità sincrona
Introduzione di Paolo Migone
Intervento di Andrea Angelozzi
Lezione di Daniel Kahneman
Dialogo tra Daniel Kahneman, Paolo Migone, Andrea Angelozzi, Vincenzo Villari
Medico Chirurgo: Medico di comunità; Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Psicoterapeuta
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Eva Cantarella Storica, giurista e sociologa italiana.
Vanessa Maher Professore onorario di Antropologia culturale, Università di Verona.
Laura Pigozzi Psicoanalista, saggista e insegnante di canto.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Al macabro ritmo di quasi un delitto al giorno, il femminicidio in Italia tocca cifre da emergenza sociale e mentre dall’Iran arrivano notizie di indicibili violenze inflitte alle giovani manifestanti, la prospettiva su una piaga antica ma mai così perpetrata, si estende con la pervasività tipica del nostro mondo globalizzato. Capirne l’origine e le cause può aiutare a pensare a nuovi interventi, visto che quelli già messi in campo in Occidente non hanno eradicato né tantomeno contenuto il fenomeno. È uno degli intenti di questo breve ciclo di lezioni, tenute da tre studiose che nelle rispettive discipline molto si sono dedicate alla dimensione femminile.
Il peccato dev’essere originale se dalle donne dell’antichità greca e romana abbiamo ereditato la condizione attuale e un sistema di regole giuridiche e sociali mai del tutto mutato. In prospettiva psicologica dobbiamo chiederci cosa non si sia colto del rapporto malato tra vittima e carnefice così difficile da sovvertire, e senza temere fraintendimenti proporre altre soluzioni, dolorose ma necessarie. Uno sguardo antropologico aiuterà a individuare quei meccanismi sociali e culturali che in ormai tutte le aggregazioni legittimano silenziosamente la violenza di genere.
Ricostruendo dalle fonti le vite delle donne nell’antichità greca e romana, Eva Cantarella dimostra come dobbiamo a quell’epoca una condizione femminile mai più riparata. Si limitava alla procreazione il ruolo della donna greca: anche l’educazione dei figli maschi, affidata al padre e all’amante mentore, le era sottratta. Un’esistenza domestica, lontana dalla polis, privata del diritto all’eredità. Diverso lo status della donna romana che potendo studiare ed ereditare nel tempo si emancipa, fino all’indipendenza, talvolta alla ricchezza e all’ingresso nella vita pubblica. Succede in età augustea, anche grazie all’intraprendenza delle donne, clamorosa in alcune circostanze, ma con la decadenza dell’Impero e la diffusione del Cristianesimo i diritti conquistati si perdono.
Analizzate le caratteristiche psicologiche e biografiche dei soggetti coinvolti, considerate le misure sociali erte a difesa delle donne maltrattate, Laura Pigozzi evidenzia come restino inefficaci i tentativi di fermare il fenomeno. Perché è tanto difficile, si domanda, sciogliere il legame vittima/carnefice? La sua strategia di azione propone di “devittimizzare la vittima”, cioè non stigmatizzandola solo come tale, ma attivandone invece quel senso di responsabilità che le permetterà di riconoscere il proprio ruolo attivo nella dinamica innestata. Un percorso doloroso, suscettibile di fraintendimenti se non tra gli operatori, ma necessario per tendare di disinnescare dinamiche di coppia tossiche.
In prospettiva antropologica, basandosi su studi condotti sia nelle società occidentali che presso etnie in Africa, Vanessa Maher punta il dito contro la legittimazione sociale della violenza maschile sulle donne. Un fenomeno poco analizzato dalla stessa antropologia sino agli anni Ottanta del Novecento, che oggi deve tenere conto proprio dei meccanismi sociali che lo scatenano. Oltre le differenze culturali ed etniche, la violenza domestica è sempre più di prossimità e ormai globalizzata, specchio fedele della nostra epoca.
La condizione femminile nell’Antichità. Lezione di Eva Cantarella
La legittimazione sociale della violenza. Lezione di Vanessa Maher
Femminicidio. Lezione di Laura Pigozzi
Medico Chirurgo: Medico di comunità; Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore Professionale
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva
Terapista Occupazionale
Infermiere e Infermiere Pediatrico
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Maurizio Ferraris Professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, è presidente del Labont (Center for Ontology) e dirige “Scienza Nuova”, l’Istituto di studi avanzati dedicato a Umberto Eco, rivolto alla progettazione di un futuro sostenibile, tanto dal punto di vista culturale quanto da quello politico.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
I tre incontri su psicoanalisi e filosofia di Maurizio Ferraris dedicati rispettivamente a Freud, Jung e Lacan non seguono il consueto ordine cronologico: per primo viene trattato Jung, successivamente Freud e infine Lacan. Il relatore ritiene infatti che i rapporti tra i tre psicoanalisti non si siano svolti secondo una genealogia lineare, ma siano stati piuttosto caratterizzati da scontri e rotture – come accadde tra Freud e Jung – o da dispute e contrasti – come invece avvenne per Lacan in aperta polemica con alcune scuole freudiane.
Ferraris afferma inoltre che abbia senso non iniziare con Freud ma con Jung in quanto il pensiero di quest’ultimo è esplicitamente orientato a costruire una psicologia del profondo in grado di sostituire la filosofia e di rilanciare la potenza primigenia e irrazionale del mito. Freud vive invece in un clima positivistico antitetico a quello junghiano: per lui è la scienza psicoanalitica che deve sostituire la filosofia, ancora connessa col mito; è la ragione che deve prevalere sulla religione: “dov’era Es, deve diventare Io”. Tale distinzione non esclude però che entrambi i padri della psicoanalisi abbiano avuto dei filosofi di riferimento, dai quali sono stati profondamente influenzati. Ma se Ferraris concorda con quanto comunemente ritenuto, cioè che il pensatore di Freud sia Schopenhauer, diverge dalla convinzione generale secondo cui il filosofo di Jung sia Nietzsche e individua nella mitologia di Schelling la vera fonte ispiratrice del pensiero junghiano. Anche rispetto a Lacan, Ferraris dissente dall’identificare in Heidegger il suo naturale referente culturale, proponendo invece come sua figura ispiratrice Joseph de Maistre, l’esponente del cattolicesimo papista e reazionario della controrivoluzione francese. Un segno dell’originalità delle riflessioni contenute nelle tre lezioni.
Tra gli altri temi affrontati da Ferraris si impone quello della morte: un concetto svolto da Jung e Freud in forme diverse. Se infatti per Jung è la morte a conferire senso al vivere, per Freud si riallaccia invece al concetto di “perturbante” e alla lotta pulsionale tra Eros e Thanatos: un conflitto che introduce elementi speculativi nel sistema freudiano, segnando una svolta nell’impianto concettuale del suo pensiero. È infatti la noluntas, come in Schopenhauer, ad essere il punto di approdo delle sue riflessioni.
Altri spunti significativi riguardano infine le considerazioni di Ferraris sulla profonda influenza che l’ebraismo esercitò su Freud, evidente nella distinzione tra simbolo e sintomo, quest’ultimo capace di manifestare, se correttamente interpretata, una verità nascosta, espressa attraverso il suo contrario. Dove il pensiero di Ferraris rivela la sua massima originalità è la terza lezione, dedicata a Lacan. Qui lo psicoanalista parigino è confrontato a Freud attraverso un ardito parallelismo con il Grande inquisitore dostoevskiano. Ne consegue un’immagine inedita di Lacan, un personaggio sciamanico che fa del misticismo e dell’esoterismo le leve della sua autorità e del suo potere di attrazione.
Tre lezioni di Maurizio Ferraris:
Carl Gustav Jung
Sigmund Freud
Jacques Lacan
Medico Chirurgo: Medico di comunità; Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore Professionale
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva
Terapista Occupazionale
Infermiere e Infermiere Pediatrico
Assistente Sanitario
Claudia Baracchi Professore Associato di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Valerio Miselli Dirigente medico responsabile del Servizio di Diabetologia dell’ospedale di Scandiano.
Ugo Morelli Professore di Scienze cognitive applicate alla vivibilità, al paesaggio e all’ambiente presso
l’Università degli Studi di Napoli, Federico II.
Valentina Pisanty Professore Associato di Semiologia presso l’Università di Bergamo.
Francesca Serafini Scrittrice e sceneggiatrice.
Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta.
Significati e valenze del termine “negazione” sono indagati in una molteplicità di ambiti nel corso che Synapsis propone in collaborazione con “doppiozero”. Fissati in primo luogo i parametri linguistici della definizione di negazione, si può spaziare tra le diverse discipline che la contemplano. Dalla storia che affronta il tema sensibile del negazionismo della Shoah, alla psicologia che inquadra l’indifferenza come non riconoscimento dell’altro, proprio della contemporaneità. Un’attenzione particolare è riservata agli usi e alle conseguenze che il “dire di no” assume nella clinica psicoanalitica, così come in medicina si ripercuote sugli esiti della terapia la negazione della soggettività del malato.
Negazionismo
Valentina Pisanty
La lezione ripercorre la storia del negazionismo, ovvero l’attività di quegli “pseudostorici” che negano la Shoah come sistematico progetto di sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Dal dopoguerra le loro strategie mediatiche si sono fatte sempre più efficaci, trovando inaspettate connivenze, come documenta l’excursus attraverso date, nomi, fatti salienti. Sino all’attuale pervasione delle teorie negazioniste (e degli 8 assiomi stilati) nella rete, carente su filtri e censure in nome di un presunto ideale libertario. Un problema che le democrazie liberali si trovano sempre più spesso ad affrontare dacché il reato negazionista e le leggi anti negazionismo non riguardano ormai soltanto la memoria della Shoah.
Negare affermare
Francesca Serafini
La negazione è indagata anche da un punto di vista linguistico in una lezione che anche attraverso intermittenze e divagazioni (letterarie o cinematografiche) aiuta a comprendere come si formi la negazione ma anche il suo contrario, l’affermazione. Con esempi di avverbi, congiunzioni, prefissi, si fissano i due usi della negazione, proibitiva e dichiarativa: in tempi di confusione e smarrimento una forma di conoscenza da tenere stretta. Il contesto è quello di una lingua viva, in evoluzione, con grammatiche aggiornate periodicamente da linguisti non intolleranti. Se non quando le ambiguità nell’uso impediscono la funzione primaria della lingua, ovvero la comprensione.
Dire di no in psicoanalisi
Claudia Baracchi
La lezione affronta il tema cruciale per la psicoanalisi della “negazione”, descrivendolo nelle varie forme in cui si esprime nella clinica e confrontandolo con gli apporti della filosofia, della linguistica e della letteratura. Ne risulta una trattazione esauriente sui no del setting: quelli dell’analista verso di sé e verso l’analizzante e quelli del paziente che dice e non dice, che forse dirà e imparerà a dire i no in alternanza dialettica con i sì: il no dunque non solo proibitivo e di rinforzo alla rimozione, ma anche formativo e creativo, il no emancipatorio dei pazienti che rifiutano le illusorie idealizzazioni di perfezione della vita, nella consapevolezza della propria
finitudine e nell’accettazione del dolore e della morte.
Negare il malato
Valerio Miselli
Valerio Miselli, medico umanista, propone la “medicina narrativa” come metodo di ascolto delle storie dei pazienti, per dare loro dignità e includerli come soggetti attivi nel percorso diagnostico e clinico. In nome dell’oggettivazione del corpo sofferente, la medicina si è via via spersonalizzata e il valore comunicativo del linguaggio si è perduto. Nel 1995 l’obbligo del consenso informato ha rivoluzionato l’etica professionale del medico e il suo rapporto col paziente. Ma è la persona più che la malattia, tanto acuta quanto cronica, a dover tornare al centro dell’attenzione. Laddove le storie, orali e ancor più scritte, di chi incontra la malattia quale rottura biografica diventano per il clinico un tesoro cui attingere.
Dire di no. Indifferenza
Ugo Morelli
L’intervento di Ugo Morelli, incentrato sul tema dell’indifferenza come negazione, non riconoscimento dell’altro, affronta le numerose implicazioni sul piano individuale e collettivo proprie della nostra contemporaneità: lo svuotamento del legame sociale e del senso di appartenenza, la distorsione del rapporto tra esperienza reale, dimensione simbolica e immaginario. Oggi la codificazione, la mercificazione e la standardizzazione di ogni momento della vita hanno prodotto una “crisi della presenza”, una crisi delle società tradizionali, “il non più e il non ancora”, come furono definite rispettivamente da Ernesto De Martino, Pier Paolo Pasolini e Antonio Gramsci. Quali le contromisure da adottare e quali le risorse da mettere in campo per superare la crisi relazionale in atto? Morelli individua nel “legame estetico” un diverso sentire per creare un nuovo rapporto con gli altri e con la natura ed approdare ad una nuova vivibilità.
Negazionismo. Lezione di Valentina Pisanty
Negare Affermare. Lezione di Francesca Serafini
Dire di no in psicoanalisi. Lezione di Claudia Baracchi
Negare il malato. Lezione di Valerio Miselli
Dire di no. Lezione di Ugo Morelli
Medico Chirurgo: Continuità assistenziale, Cure palliative; Medico di comunità; Medico generale, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Pediatra, Pediatra di libera scelta, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore Professionale
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva
Terapista Occupazionale
Infermiere e Infermiere Pediatrico
Assistente Sanitario
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, Professore Ordinario di Psicologia Dinamica, Sapienza Università di Roma, Presidente SPR-IAG (Italy Area Group).
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, Professore Ordinario di Psicologia Dinamica, Sapienza Università di Roma, Presidente SPR-IAG (Italy Area Group).
Racconti simbolici o improvvisazioni sinaptiche, i sogni sono un mistero che parla di noi: realtà irreali, private e profondissime. «Ogni sogno ha un ombelico attraverso il quale è congiunto all’ignoto», scrive Freud ne L’interpretazione dei sogni. Da questo ombelico misterioso Vittorio Lingiardi inizia un viaggio onirico e poetico tra divinazione, psicoanalisi e neuroscienze. Perché «la verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni». Enigmatici e intraducibili, nessuno conosce la sostanza di cui sono fatti i sogni. Lingiardi immagina l’attività onirica come una neurofficina che mescola ricordi e produce visioni, seminando a nostra insaputa, nei campi di psiche, storie che ci sfuggono e al tempo stesso ci sostengono, che ci accompagnano per un giorno o per tutta la vita.
Sognare è una funzione della mente, una forma visiva di pensiero capace di rappresentare stati mentali, consolidare ricordi, metabolizzare emozioni e sensazioni, mettere in relazione stati del sé e porsi in relazione con l’altro, formulare esperienze estetiche e persino risolvere problemi. La psicoanalisi contemporanea non guarda più ai sogni come materiale cifrato da rivelare, ma come prodotti di un neuro-laboratorio mentale da cui emergono visioni e narrazioni che possono suggerire ipotesi sul nostro funzionamento psichico. Non un fenomeno esclusivamente notturno, ma un processo continuo del quale non siamo consapevoli. Un modo di trasformare le sensazioni, le percezioni e le emozioni in matrici visive pensanti.
Il libro di Lingiardi, L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico, è organizzato di tre parti. La prima esplora il mondo antico: il sogno come profezia, ma anche le prime letture “psicologiche” del sogno. La seconda esplora il sapere della psicoanalisi e in generale la psicologia dell’onirico; da Freud, Jung e Bion fino alle letture contemporanee: i sogni non sognati di Ogden, il risveglio del sognatore nelle sedute di Bromberg e la clinica onirica del trauma. La terza parte racconta il lungo viaggio del sogno come evento neurale, la neurofisiologia e le neuroscienze cognitive. Dal sogno come prodotto di scarto al sogno come “simulazione di minaccia”, rielaborazione adattiva di esperienze negative della veglia, soprattutto relazionali, ma anche convincente simulazione di possibili scenari pericolosi o traumatici.
Nel libro di Lingiardi incontrerete visioni omeriche e messaggi biblici; il sogno ingannatore di Freud e quello pensante di Bion; gli incubi e i sogni lucidi; le danze rapide dei movimenti oculari e i sogni del lockdown. Scrittori, scrittrici e pazienti vi racconteranno i loro sogni. Troverete il cinema, la poesia e le arti visive. Perché il racconto dei sogni ha bisogno di immagini.
A noi terapeuti, il cui compito è favorire il dialogo tra il sogno e la seduta, i sogni suscitano infinite domande. Che cos’è la capacità di sognare? C’è un rapporto tra sogno e personalità? Come ci regoliamo quando un paziente ci racconta un sogno? E quando sostiene di non sognare? Sogniamo i nostri pazienti? «Ho scelto di scrivere un libro sul sogno», scrive Lingiardi, «perché mi sembra l’ultimo luogo dove possiamo rimanere con noi stessi e la compagnia che ci abita. I sogni sono nostri, l’ultimo spazio di vita privata, forse di libertà». «Niente è più vostro dei vostri sogni!», esclama infatti Nietzsche. Possiamo ignorarli e il più delle volte li dimentichiamo, ma la loro esistenza ci ricorda che abbiamo una vita interiore. Ascoltare, anche solo raccontare, i sogni aiuta a vivere con una consapevolezza paradossale e necessaria: essere consapevoli dell’inconscio.
Acquistando il corso L’ombelico del sogno, sarà possibile accedere anche a Cosa sappiamo dei sogni?, una lezione in cui Vittorio Lingiardi ci accompagna in un viaggio scientifico e poetico tra divinazione, psicoanalisi e neuroscienze. Chi siamo mentre sogniamo? C’è un rapporto tra sogno e personalità? Servono alla psicoterapia? E, nel caso, come usarli? Enigmi sospesi tra la psiche e il cervello, dei sogni sappiamo poco. Proprio per questo è utile ascoltarli: parlano di noi e servono alla vita.
CORSO 1 > Lettura e studio di L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico di Vittorio Lingiardi
CORSO 2 > Cosa sappiamo dei sogni? Lezione di Vittorio Lingiardi
Medico Chirurgo: Continuità assistenziale, Medicina di comunità, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore professionale
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
Infermiere e Infermiere pediatrico
Assistente sanitario
Vittorio Gallese Professore di Psicobiologia all’Università di Parma, dove è direttore del Laboratorio di neuroscienze cognitive sociali.
Guido Giovanardi Ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia dinamica, Clinica, e Salute della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma.
Danielle Knafo Psicologa clinica, psicoanalista, docente presso la Long Island University, la New York University e la Adelphi University.
Maria Giuseppina Pacilli Professore associata di psicologia sociale presso l’Università di Perugia.
Liliana Rampello Critica letteraria e saggista, ha insegnato Estetica all’Università di Bologna.
Vittorio Lingiardi Psichiatra e psicoanalista, Professore Ordinario di Psicologia Dinamica, Sapienza Università di Roma, Presidente SPR-IAG (Italy Area Group).
Dal corpo non si scappa, il corpo è un tema trasversale e sempre contemporaneo. Nella sua presenza e ancor più nella sua assenza o nella distanza. Il corpo, che è uno solo, si moltiplica negli sguardi disciplinari e si ricompone nel loro incontro: è nel diritto e nella salute, nel linguaggio e nell’arte, nelle gender politics e nel fenomeno migratorio. È nell’esame del medico, obiettivo, istologico, radiografico. È nelle pratiche dello sport e nello studio dei neuroni specchio. È nell’esperienza della cura psichica, nella dimensione del trauma e nei disturbi del comportamento alimentare. Le neuroscienze, specialmente quando applicate all’indagine clinica, studiano le immagini e le rappresentazioni corporee, il concetto di embodiment, l’affective touch e le realtà immersive. Soprattutto per le generazioni più giovani, il corpo è sempre più un luogo della ricerca identitaria, soglia e limite tra interiorità e esteriorità. Un corpo da modificare anche radicalmente, da potenziare o esibire, su cui tracciare i segni di un dolore che non trova le parole. Un corpo che il diritto può riconoscere o disconoscere, a partire dalle vicende di libertà e relazione che in esso si incarnano. Il corpo è nelle tecnologie, nella moda dei tatuaggi e nelle sessualità. È nel tempo che passa. La pandemia Covid-19 ha messo una lente d’ingrandimento sui nostri corpi: la loro cura e la loro legislazione, il contatto e la distanza. Ascoltiamo i corpi e le loro storie: passate, presenti e future.
Liliana Rampello
Narrazioni letterarie del corpo femminile
Per secoli il corpo femminile, salvo rare eccezioni, è stato raccontato dalla parola degli uomini, come si vedrà da pochi ma necessari riferimenti al racconto biblico, mitico e omerico, che fondano un immaginario maschile in cui la donna è vergine o prostituta, oggetto di stupro divino o di scambio guerriero. Con la modernità la narrazione passa dal silenzio muto di un corpo pensato e definito dalla parola dell’Altro, alla scoperta di una parola femminile che nell’Inghilterra della nascita del novel, attraverso un ampio spettro di narrazioni settecentesche (anonime o pseudonime: corpo d’autrice negato o taciuto) trovano in Jane Austen l’interprete di una nuova invenzione della rappresentazione della donna. All’inizio del Novecento le protagoniste dei romanzi di Virginia Woolf raccontano la piena valorizzazione dell’essere donna e dopo di lei la voce delle scrittrici contemporanee si fa sempre più forte e le porte di una diversa e multipla rappresentazione del corpo femminile sono finalmente spalancate.
Maria Giuseppina Pacilli
Il corpo maschilista
Nel discorso pubblico accade sempre più spesso di imbattersi in analisi allarmate sul declino della mascolinità, sulla mascolinità in crisi o su una mascolinità sempre più gracile. Obiettivo della lezione è riflettere su cosa significhi essere “veri” uomini, mettendo in luce sia i dispositivi psicosociali che ingabbiano in anguste definizioni l’identità maschile, sia le conseguenze di tali dispositivi sulla salute psicologica e fisica degli uomini. Numerose sono le evidenze empiriche ad indicare che quanto maggiore è la conformità alle norme tradizionali maschili, più fragile è la salute mentale degli uomini. Nel corso della lezione si approfondisce inoltre come questo modello tradizionale di forza e invincibilità maschile spinga gli uomini che vi aderiscono ad assumere uno stile di vita poco attento alla propria salute fisica.
Vittorio Gallese
La cognizione incarnata
Nella lezione la simulazione incarnata – un meccanismo funzionale di base del nostro cervello – e le sue basi neurali sono discusse e collegate all’intersoggettività e alla cognizione sociale. La simulazione incarnata fornisce un resoconto unificato degli aspetti non verbali e verbali delle relazioni interpersonali, che probabilmente svolgono un ruolo nella formazione del Sé, della sua relazione con gli altri e delle pratiche culturali condivise. La simulazione incarnata potrebbe gettare nuova luce sulla natura sociale umana e promuovere un dialogo multidisciplinare potenzialmente fruttuoso e di reciproco arricchimento tra neuroscienze, medicina e scienze umane.
Guido Giovanardi
Generare il corpo: disforie e transizioni
Il corpo transgender è soggetto e oggetto di disforie e euforie, di investimenti psichici, di modificazioni chirurgiche. È il territorio dove il genere si concretizza e si reinventa, in un intreccio di percezioni e identificazioni. La lezione si muove tra i diversi piani psicologici, sociali e medici che costituiscono l’esperienza transgender e non-binaria. Si parte dall’indagine sui ruoli di genere nella società contemporanea, arrivando all’impiego dei bloccanti ormonali per la sospensione della pubertà, tema oggetto di un acceso dibattito. Viene esplorato il tema dell’insoddisfazione per il proprio corpo e approfondito il lavoro psicologico di elaborazione dell’incongruenza tra la realtà somatica e l’esperienza interna.
Danielle Knafo
La tecnologia avanzata e la scomparsa del corpo fisico nelle attuali pratiche sessuali
Internet e le tecnologie associate (Intelligenza Artificiale) hanno creato per gli adulti un mondo alternativo di bambole e robot del sesso, cybersex, teledildonics, sexting, catfishing, digisexuality, internet porn e altro ancora, con ampio dispiegamento di una fantasia onnipotente. Questa lezione esplora il legame intimo tra sesso e tecnologia, discute l’ondata montante del nuovo paesaggio sessuale il cui risultato comporta il distanziamento e persino la sparizione del sesso tra umani. Illustrano la lezione diverse immagini cliniche, inclusa la rappresentazione di un uomo che ama una bambola sintetica.
Narrazioni letterarie del corpo femminile. Lezione di Liliana Rampello
Il corpo maschilista. Lezione di Maria Giuseppina Pacilli
La cognizione incarnata. Lezione di Vittorio Gallese
Generare il corpo: disforie e transizioni. Lezione di Guido Giovanardi
La tecnologia avanzata e la scomparsa del corpo fisico nelle attuali pratiche sessuali. Lezione di Danielle Knafo
Medico Chirurgo: Medicina di comunità, Neurologo, Neuropsichiatra infantile, Psichiatra, Psicoterapeuta
Psicologo, Psicoterapeuta
Educatore professionale
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
Terapista occupazionale
Infermiere, Infermiere pediatrico
Assistente Sanitario
Vittorio Gallese è professore di Psicobiologia all’Università di Parma, dove è direttore del Laboratorio di Neuroscienze Cognitive Sociali, Fellow dell’Italian Academy of Advanced Studies in America of Columbia University (New York, USA), Honorary Fellow dell’Institute of Philosophy of the School of Advanced Study of the University of London (UK) e membro onorario dell’American College of Psychiatrists. Neuroscienziato cognitivo, la sua ricerca si concentra sulla relazione tra il sistema sensomotorio e la cognizione sociale, indagando le basi neurobiologiche dell’intersoggettività, della psicopatologia, del linguaggio e dell’estetica. È autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche e di tre libri.
Guido Giovanardi è psicologo clinico e ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica, e Salute della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma. Nel 2017 è stato Visiting Scholar presso il Gender Identity Development Service (GIDS) della Tavistock and Portman Clinic di Londra. La sua attività di ricerca riguarda principalmente i seguenti temi: identità e incongruenza di genere, attaccamento, mentalizzazione e personalità. Su questi argomenti ha pubblicato numerosi articoli scientifici internazionali, contributi in volumi e articoli di divulgazione su quotidiani e riviste italiane.
Danielle Knafo, PhD, insegna presso le università LIU, NYU e Adelphi. È una psicologa clinica e psicoanalista; ha scritto e tenuto numerose conferenze sui temi del genere, della sessualità e della tecnologia. Tra i suoi libri più recenti The Age of Perversion: Desire and Technology in Psychoanalysis and Culture e The New Sexual Landscape in Contemporary Psychoanalysis; tra gli articoli Guys and Dolls: Relational Life in a Technological Era e Digital Desire and the Cyber Impostor.
Maria Giuseppina Pacilli è professoressa associata di psicologia sociale presso l’Università di Perugia. È stata coordinatrice del corso di laurea in Servizio sociale e Politiche e servizi sociali, componente del comitato esecutivo della sezione di psicologia sociale dell’Associazione Italiana di Psicologia e vicepresidente del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità e contro le discriminazioni dell’Università di Perugia. Fra le sue pubblicazioni in italiano, per Il Mulino Quando le persone diventano cose. Corpo e genere come uniche dimensioni di umanità e Uomini duri. Il lato oscuro della mascolinità.
Liliana Rampello, già docente di Estetica all’Università di Bologna, ha pubblicato numerosi saggi in volumi collettivi e riviste. Tra i suoi libri: La grande ricerca. Saggio su Proust (Pratiche, 1994), Il canto del mondo reale. Virginia Woolf, la vita nella scrittura (il Saggiatore, 2a ed. 2011). Di Virginia Woolf ha curato e introdotto Voltando pagina. Saggi 1904-1941 (il Saggiatore, 2011), Oggetti solidi. Tutti i racconti e altre prose (Racconti edizioni, 2016), Virginia Woolf e i suoi contemporanei (il Saggiatore, 2017), Momenti di essere. Scritti autobiografici (Ponte alle Grazie, 2020). È socia fondatrice della Italian Virginia Woolf Society (www.itvws.it). Nel 2014 ha pubblicato per il Saggiatore Sei romanzi perfetti. Su Jane Austen e per i Meridiani Mondadori sta curando i due volumi a lei dedicati (il 1° vol. Romanzi e altri scritti, 2022, il 2° in via di pubblicazione ).