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LA FINE DEL MONDO

Arca di Noé, Scuola inglese, 1860. © Museum of London/Bridgeman Images.
Crediti: 4 ECM
Costo: 12 €
Durata corso: 4h
Docente:

Armando Toscano Psicologo sociale e manager del Terzo Settore; fondatore di CORE-Lab e coordinatore dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.

Responsabile corso:

Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta

Concluso

LA FINE DEL MONDO

Razionale scientifico

Il tema della fine dell’umanità non può essere ignorato in questo passaggio storico cruciale, perché parte integrante dello Zeitgeist i cui siamo immersi.

Il cambiamento climatico e la conseguente crisi ambientale rendono evidente e trasportano sul piano tecnico quanto a livello culturale era già stato reso noto a partire dagli anni ‘90, con l’idea della “risk society” del sociologo tedesco Ulrich Beck (Risk Society: Towards a New Modernity, Sage 1992). La pandemia di Coronavirus, inoltre, catapulta l’intero Occidente in un tunnel temporale, lo proietta negli immaginari medioevali della peste bubbonica, tanto quanto in quelli distopici di un futuro senza prospettive. Nella pratica clinica, ma anche nell’analisi della contemporaneità, le professioni psichiatrica e psicologica sono chiamate a stare dentro i fenomeni, con una lettura teorica, ma anche fuori, comprendendoli epistemiologicamente.

Navigare nel sito web TEDxTorino del meteorologo Luca Mercalli aiuta ad avvicinarsi a un tema di cui si parla moltissimo ultimamente e di cui è bene possedere le coordinate principali. Sarà necessario sentirsi padroni almeno delle definizioni fondamentali, per poter costruire un discorso e uno sguardo consapevoli. Nella clip Crisi climatica e antropocene Mercalli schematizza la dinamica del cambiamento climatico, ne identifica le principali cause scatenanti, definisce i limiti alla crescita e gli accordi internazionali.

A supporto di un rafforzamento della competenza sulle tematiche legate al rischio, il paper From risk calculation to narratives of danger del filosofo argentino Silvio Funtowicz fornisce alcune antinomie utili a comprendere nel dettaglio i processi macroscopici in atto. Rischio e pericolo, calcolo e narrazione, tecnica e politica, sono categorie che configurano il dibattito attuale non solo sui cambiamenti (climatici, sociali, antropologici), ma anche sul ruolo che il sapere scientifico debba avere nella gestione della complessità e su come il sapere tecnico possa sposarsi con l’apertura democratica.

The end of History?, la critica storica del politologo statunitense Francis Fukuyama, costituisce un architrave del discorso sulla fine. L’idea che la Storia stessa possa essere giunta a una conclusione ha rappresentato una suggestione forte nelle Scienze Sociali, che devono riscoprire la propria funzione di interpreti ma anche di promotori del cambiamento. In particolare Fukuyama sottolinea l’impatto che la caduta del muro di Berlino ha avuto non solo sul piano politico, ma anche culturale. Se prima il dibattito tra liberismo e comunismo era globale e acceso, diffuso e animato, dopo il 1989 ogni posizione rischia di diventare complanare, interna allo stesso paradigma, e si ravvisa la tristezza dell’impossibilità di ricostruire e coagulare una critica esterna.

Il testo centrale, fulcro e collante agli argomenti-satellite suggeriti dai contributi di questo percorso, è un classico di Sigmund Freud: Il disagio della civiltà. Scritta nel 1929, l’anno della grande crisi che mise in luce la parziale inconsistenza del progetto razionalista borghese, è un’opera anomala nella sua proposta. Per la prima volta affronta il conflitto in una dimensione quasi cosmica, identificando il ruolo delle spinte contrapposte della pulsione sessuale e della pulsione distruttiva nella Storia e nell’evoluzione. La civiltà, sostiene Freud, controlla la pulsione distruttiva, la domina, «[…] coltiva le più alte attività psichiche, siano queste intellettuali, scientifiche o artistiche, e attribuisce alle idee una funzione di guida nella vita umana». L’interrogativo conclusivo dell’opera, tuttavia, lascia una sospensione potente: sarà in grado la civiltà di trattenere la pulsione distruttiva umana ancora a lungo?

Programma

Studio dei testi:

L. Mercalli, TEDx Talks, Crisi climatica e Antropocene. I problemi, le soluzioni, video

S. Funtowicz, From Risk Calculation to Narratives of Danger, paper

F. Fukuyama, The End of History? The National Interest, Summer 1989, paper

S. Freud, Il disagio della civiltà, Einaudi, 2010

 

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CLAUSTROFILIA

© Lucrezia Stella - IdLab.
Crediti: 19 ECM
Costo: 76 €
Durata corso: 19h
Docente:

Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta

Mario Mattioda Consulente psicodinamico e operatore psicosociale. Collabora con diverse riviste tra cui “Psicoterapia e scienze umane”

Responsabile corso:

Elena Camerone

Concluso

CLAUSTROFILIA

Razionale scientifico

L’isolamento che nel 2020 ha costretto tra le mura domestiche l’intera umanità induce a riflettere su opposti fenomeni di segregazione volontaria riconducibili alla claustrofilia. Sfuggire alla dimensione sociale cui vitalisticamente siamo spinti è una patologia psiconevrotica o un’espressione estrema di libertà?

Il testo preliminare Analisi terminabile e interminabile è una riflessione intorno a innumerevoli problemi teorici e di tecnica psicoanalitica, condotta da Sigmund Freud con sentire distaccato, venato di scetticismo. Un saggio crepuscolare, focalizzato sulla questione della durata della terapia e sulla possibilità di una fine naturale dell’analisi. L’autore è costretto ad ammettere che il lungo e faticoso processo terapeutico non garantisce la certezza della guarigione: la trasformazione del paziente avviene, ma spesso solo parzialmente. Possibili le ricadute, che tramutano la cura in una “segregazione” interminabile. Può succedere – dichiara infatti Freud – che il lavoro del terapeuta per contrastare il fattore quantitativo della forza pulsionale non sia in grado di aiutare in modo sufficiente l’Io dell’analizzando. L’incertezza dell’esito terapeutico e temporale della cura – cioè il suo prolungamento indefinito nel chiuso del setting analitico – è pertanto condizionata dal rapporto di forza esistente tra le istanze che si combattono nella psiche del paziente.

Di diverso parere è lo psicoanalista Elvio Fachinelli, che nel testo proposto, Claustrofilia, individua la causa dell’interminabilità dell’analisi non tanto nel conflitto pulsionale, quanto piuttosto nell’essere l’analisi stessa caduta vittima del proprio inconscio. Nell’essersi cioè ritirata in una dimensione claustrale, dove fra analista e paziente si stabilirebbe una relazione di “unità duale” che riproduce la relazione tra la madre e il neonato: un confortante adagiarsi nel claustrum, origine patologica del transfert simbiotico. La terapia, di conseguenza, rischia di essere assunta come riparo rispetto alla prospettiva di un mutamento» di rivelarsi per il paziente non un’opportunità di rilancio e riapertura esistenziale, ma al contrario nel «momento di una nuova e duratura otturazione» in una chiusura regressiva modellata sull’immagine primigenia dell’utero materno.

Non è più solo giapponese il fenomeno degli Hikikomori: sconfinato in Occidente, solo in Italia si stima siano almeno 30.000 gli adolescenti autoreclusi nella propria stanza, dopo aver abbandonato la scuola e ogni attività sportiva e ricreativa. Una rinuncia incomprensibile e sinora sconosciuta per genitori ed educatori, cui tenta di dare risposte il saggio Hikikomori di Marco Crepaldi. Specializzato in psicologia sociale e comunicazione digitale, l’autore ha gli strumenti per avvicinare e capire i teen-ager reclusi, ai quali ha dedicato l’Associazione Hikikomori Italia, fondata nel 2017. Per scoprire che non è la depressione a spingere i nostri adolescenti a una scelta così estrema, bensì il senso di vergogna e la paura del rifiuto dell’intensa vita sociale che questa fase della vita implica. Al vitalismo, anche indotto, tipico dell’adolescenza, questi ragazzi preferiscono l’universo minimo di una stanza, dotata però di quella finestra immensa affacciata sulla rete. Un luogo di allettanti promesse dove si può vivere virtualmente ed essere protagonisti con un corpo avatar.

Tornerà in auge dopo il lockdown, perché tutti potremo comprenderlo, il petit roman Viaggio intorno alla mia camera, dell’estroso scrittore e militare francese Xavier de Maistre. Un divertissement di gusto settecentesco, ma già venato di malinconia romantica, che nei 42 capitoli corrispondenti agli altrettanti giorni di una quarantena, racconta un viaggio letterario ed emotivo nella propria stanza: 36 passi appena. Dove ogni oggetto accende una storia, un ricordo, una riflessione, lo specchio la metafora della necessità di guardarsi dentro. Allora pareva il contraltare minimo (e ironico) dei grand tour in Europa o delle spedizioni naturalistiche oltreoceano, oggi si può leggere quale esempio virtuoso contro il viaggiare ormai predatorio e insostenibile.

Programma

Studio dei testi:

Sigmund Freud, Analisi terminabile e interminabile, Bollati Boringhieri, 1977

Elvio Fachinelli, Claustrofilia, Adelphi, 2012

Marco Crepaldi, Hikikomori. I giovani che non escono di casa, Alpes Italia, 2019

Xavier de Maistre, Viaggio intorno alla mia camera, Infilaindiana Edizioni, 2020

 

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BIOETICA

Jean Droit, "Salasso nel XVI secolo", 1930. © Archives Charmet/Bridgeman Images.
Crediti: 23 ECM
Costo: 92 €
Durata corso: 23h
Docente:

Gilberto Corbellini Professore ordinario/Direttore del Dipartimento di scienze umane e sociali, patrimonio culturale, Sapienza Università di Roma

Responsabile corso:

Elena Camerone Psichiatra e psicoterapeuta

Concluso

BIOETICA

Razionale scientifico

Chi fruirà del corso acquisirà le competenze necessarie per orientarsi nelle discussioni sulle diverse controversie bioetiche e sarà messo in condizione di ritagliarsi obiettivi formativi anche molto specifici rispetto alle aspettative che via via maturerà.

Il senso di morale delle persone per la malattia e la salute. Introduzione alla bioetica.

Il corso si sviluppa in quattro parti. Una parte generale nella quale si illustrano le basi neuroevolutive del senso morale e le dottrine etiche scaturite dalle contestualizzazioni ecologiche della predisposizione per il ragionamento morale. La prima parte affronterà anche la questione del potenziale umano, soprattutto per quanto riguarda il piano morale. Le altre parti riguarderanno il problema dello studio e della gestione medica della malattia, vale a dire il rapporto medico-paziente e lo statuto etico del consenso informato nella sperimentazione clinica e nel trattamento; la questione dell’etica di inizio vita, che riguarda l’uso delle tecnologie genetiche nell’ambito delle scelte riproduttive; e quella dell’etica di fine vita, vale a dire le basi etiche delle cure palliative, delle direttive anticipate di trattamento, del suicidio medicalmente assistito e dell’eutanasia.

Programma

Gilberto Corbellini e Chiara Lalli, Bioetica per perplessi. Una guida ragionata. Mondadori, 2016

Gilberto Corbellini e Elisabetta Sirgiovanni, Tutta colpa del cervello. Introduzione alla neuroetica, Mondadori, 2013